Cibo e comunità, sintesi del 1° incontro con padre Brambilla, del 19 gennaio 2015
Padre Brambilla, nell’incontro del19 gennaio u.s., ci ha aperto una strada per accostarci al pane, al cibo, al mangiare con un atteggiamento nuovo e non più banale, che discende direttamente dalle Scritture : il pane, il cibo, la mensa hanno nelle Scritture e nella storia della salvezza un posto di primaria importanza, fino a diventare simbolo dell’Alleanza e rivelazione stessa di Dio all’umanità.
Il pane è donato. E in quanto dono, ci chiama a una responsabilità e a un impegno per vivere quello che il pane significa. Il pane è un invito a costruire una umanità nuova, a creare una storia di comunicazione e di fraternità.
Nel mangiare attorno a una mensa si costruiscono rapporti e si creano relazioni,, per cui soddisfare la fame di pane può significare anche soddisfare la fame di parola, perché di parola vivono le relazioni.
Oggi c’è un problema di relazioni, perché non siamo più capaci di donare parole. Quante volte i silenzi ( le parole non dette), le parole dette male o al momento sbagliato hanno rotto l’armonia delle nostre comunità. Dobbiamo avere il coraggio di dire una parola che completi e che interroghi.
Sarà capace la Chiesa, con la sua presenza in EXPO 2015, di fare nascere interrogativi in un mondo che pare agitarsi solo per l’economia e il commercio?
Il tema del pane e del nutrimento rimanda noi Xni direttamente al tema della Eucarestia. Questa non deve limitarsi ad essere una bella celebrazione, ma deve diventare il paradigma della nostra comunità. L’Eucarestia deve potersi vedere da fuori.
Chiediamoci se l’Eucarestia ci spinge a:
• modificare il nostro modo di vedere noi stessi in relazione con gli altri
• riconciliarci tra noi e col mondo
• creare una relazione concreta con la nostra vita personale e comunitaria.