La formazione della comunità

I dieci anni che vanno

all’incirca dal 1965 al ’75 appaiono incredibilmente ricchi di iniziative e di esperienze, finalizzate alla formazione di una vera comunità di credenti.

L’attenzione è tutta rivolta al Concilio: prima l’ascolto e la lettura dei documenti conciliari, e poi l’approfondimento dei valori nuovi e i primi tentativi di attuazione.

Innanzitutto si lavora nell’ambito della liturgia: mediante nuovi corsi liturgici, secondo le idee e le disposizioni del documento conciliare sulla Sacra Liturgia, si preparano chierichetti, cantori e lettori, che vengono presentati alla comunità durante la S. Messa concelebrata il 12 novembre 1967; una liturgia di S. Giovanni Crisostomo nell’ottobre del’66 e una solenne celebrazione in rito bizantino il 28 gennaio ’68 sottolineano un’attenzione viva ai problemi dell’ecumenismo; nel febbraio del ’72 una delegazione di ecclesiastici della Chiesa russa, guidata dal vescovo ausiliare del patriarca di Mosca, visita, su suggerimento di Paolo VI, la nostra chiesa, che era stata costruita già secondo le norme della riforma liturgica del Vaticano II, e a cui era stato assegnato come patrono S. Giovanni Crisostomo, proprio per sottolineare il legame con le Chiese d’Oriente.

Nel dicembre del ’68 iniziano,

prima per i ragazzi e poi per gli adulti, le celebrazioni comunitarie del sacramento della Riconciliazione; la comunità si ritrova poi, ogni giovedì alle 21, nella sala parrocchiale, per celebrare una Messa in cui, nello spirito della riforma conciliare, diversi spazi sono lasciati alla creatività dei partecipanti; il 6 aprile ’69 per la prima volta si celebra comunitariamente il Battesimo; dal 21 maggio al primo giugno, sempre del ’69, una settimana di approfondimento sulla Messa e sull’Anno Liturgico è guidata da don Franco Brovelli;  il 14 e 15 marzo 1970 è proposta un’uscita a Gazzada per la preparazione della liturgia del Triduo Pasquale.

E finalmente, il 28 novembre ’71, il primo Consiglio Pastorale Parrocchiale esprime un Gruppo Liturgico che, dopo un periodo di attività soprattutto formativa, inizia ad operare nella pastorale, sotto la guida dei sacerdoti: nell’aprile del ’73 tutta la comunità parrocchiale è invitata per 2 giorni a Gazzada, per ascoltare don Inos Biffi sul significato del sacramento della Riconciliazione; nel maggio del ’74, ogni giovedì, una Celebrazione della Parola, con l’intervento di specialisti in liturgia, Sacra Scrittura, antropologia, canto sacro, suggerisce riflessioni e approfondimenti sul culto della Madonna; nella Quaresima del ’75 don Domenico Pezzini tiene ogni martedì un corso biblico-liturgico sulle letture della domenica precedente, e presiede, ogni giovedì sera, la S. Messa con l’omelia dialogata.

Il ’75 è l’Anno Santo, e il 13 dicembre il Cardinale Giovanni Colombo consacra la chiesa, suggellando solennemente l’esistenza e la vita della comunità.

Anche nell’ambito della catechesi dell’iniziazione cristiana, la storia della nostra parrocchia vede in questo decennio alcuni cambiamenti significativi rispetto alla prassi seguita fino ad allora: a partire dal ’68 si suddividono i bambini in piccoli gruppi, affidati a catechiste che sono spesso le mamme dei bambini stessi; si tenta anche una catechesi in famiglia, in gruppi piccolissimi; e comunque si passa dalle tradizionali lezioni di catechismo limitate ai periodi dell’Avvento e della Quaresima a una catechesi permanente, a cadenza settimanale, lungo tutto il corso dell’anno scolastico; ma soprattutto si discutono e si adottano con prontezza testi nuovi, frutto della rinnovata sensibilità conciliare e pedagogica; il parroco si occupa personalmente della formazione delle catechiste ed è subito affiancato, nella conduzione della scuola di catechismo, dal nuovo coadiutore, don Giorgio Zordan, che nell’autunno del ’65 ha sostituito don Lauro Consonni, passato alla parrocchia dei Ss. Clemente e Guido in Pratocentenaro.

L’attenzione è rivolta a legare il catechismo alle attività di ricreazione e di gioco dell’oratorio, a cui danno respiro l’apertura di alcune sale (il cosiddetto CEP, Centro Educativo Parrocchiale) e del teatro nel dicembre del ’68, e, due anni dopo, la sistemazione e l’attrezzatura del campo-giochi; d’altro lato ci si preoccupa della formazione cristiana dei genitori, che i sacerdoti e le catechiste visitano in casa, o all’inizio dell’anno di catechismo, o nell’imminenza delle celebrazioni dei Sacramenti, e che vengono invitati anche, soprattutto le mamme, ad incontri formativi periodici; e tuttavia il coinvolgimento degli adulti in un cammino di fede parallelo a quello dei loro bambini appare sempre estremamente difficile.

Sul finire del ’74, accende nuove speranze l’arrivo delle Suore Canossiane, Suor Rita, Suor Stella e Suor Maria Rosa, che per alcuni anni, pochi purtroppo, si prodigheranno soprattutto nell’animazione dell’oratorio, nella catechesi e nelle opere di carità.

Ed è di questo stesso periodo l’inizio fra noi di una presenza scout: si tratta di un Gruppo dell’AGESCI, il Milano 21, proveniente dal quartiere Maggiolina presso Greco, inizialmente composto tutto da ragazzi esterni alla nostra parrocchia.

Ma la speranza di don Enrico, nel concedere loro ospitalità in un locale sotto la chiesa, è che il gruppo si apra progressivamente ad accogliere bambini e ragazzi del nostro quartiere e, pur nel rispetto della metodologia educativa tipica dello scoutismo, si integri sempre più nella pastorale giovanile della parrocchia: cosa che alla fine avverrà, ma ci vorranno tempi lunghi.

Intanto, nel luglio del ’68,

la parrocchia si è arricchita di un secondo coadiutore, don Adrio Cappelletti, a cui è stata appunto affidata la pastorale giovanile, l’ambito certo più difficile e problematico della vita della comunità, e non solo di essa, in quegli anni di contestazione globale.

Ed è soprattutto il gruppo dei giovani, stimolato da don Adrio a raccogliere le provocazioni del tempo, che promuove una serie di contatti con alcune realtà del mondo ecclesiale molto vive e quasi “di frontiera”: la comunità del Gallo di Genova, quella di Bose animata da Enzo Bianchi oltre a quella di Fontanelle, guidata da Padre Turoldo.

Certo i fermenti post-conciliari sono molti, molti sono i tentativi, i contatti, le letture, le esperienze; alcune deludono, altre entusiasmano.

Continua e si accentua il coinvolgimento dei laici nella pastorale, anche nella fase dell’elaborazione delle idee; è un coinvolgimento non facile, perchè non è facile l’equilibrio tra sacerdoti e laici e neppure tra diversi gruppi di laici.

Ma si ascolta la Parola di Dio, si impara a vivere l’accoglienza reciproca, la correzione fraterna; si lavora insieme.

Così il primo Consiglio Pastorale Parrocchiale, eletto nel novembre del ’71 mediante schede distribuite durante le Messe domenicali, non risulta una sovrastruttura imposta dall’alto, anche se il suo cammino sarà incerto e spesso faticoso.

Proprio per accrescere le occasioni di conoscenza e di comunicazione tra le persone e per stimolare una sensibilità aperta alla realtà della Chiesa locale, dal ’67 al ’70 si ripetono i tentativi di incontri di caseggiato e le assemblee parrocchiali su temi di attualità riguardanti la vita della Chiesa o su problemi specifici della comunità parrocchiale; si insiste, con tenacia e con risultati non misurabili, ma sempre con una partecipazione numerosa e attenta, nella proposta e nella realizzazione di uscite comunitarie aperte a tutti, all’inizio e alla fine di ogni anno, per lo più a Gazzada, Triuggio, Lentate, Capiago, Chiaravalle o Viboldone.

Secondo gli spunti ricchissimi della Costituzione Gaudium et Spes, l’attenzione e lo sforzo di tutta la pastorale sono rivolti soprattutto alle famiglie: la capacità ricettiva del quartiere, con le nuove costruzioni, non è ancora esaurita; è ancora possibile “trovar casa”: e così molti si sposano e si stabiliscono qui: e nascono bimbi a ritmo serrato!

Questa è la realtà di cui la parrocchia è chiamata a farsi carico: così cominciano prestissimo, nel ’64, i corsi di preparazione al matrimonio che, gestiti insieme da sacerdote, medico e coppie di sposi della parrocchia, entrano a far parte delle scadenze annuali della vita parrocchiale; si offrono, nei tempi forti dell’anno liturgico, questionari e schede-guida per la preghiera in famiglia o la lettura della Bibbia con i figli; si approfondisce la spiritualità coniugale e familiare (l’enciclica Humanae vitae è del ’68) negli incontri numerosi ed intensi guidati via via da padre Turoldo, don Saldarini, don Moioli, don Tettamanzi, don Leandro Rossi, tenuti a volte in parrocchia, a volte in giornate residenziali a Fontanelle, al centro Schuster, in via Ponzio, a Casaglia, a Solzago; si coinvolgono le famiglie intere nell’attività caritativa e missionaria; si celebrano le feste degli anniversari di matrimonio, quella particolarmente gioiosa, il 2 febbraio, dei bambini nati nell’anno precedente, le feste della mamma e del papà; si amplia l’attività dell’oratorio con l’inizio, nell’ottobre del ’71, dei corsi di atletica per ragazzi del C.S.I., tenuti da abili istruttori e coordinati dai generosi papà della neonata Polisportiva.

Si promuove anche, già a partire dal ’64, una vivace attività culturale, con la partecipazione a spettacoli, concerti, cineforum e libroforum: il tutto teso a favorire il nascere di nuove conoscenze e amicizie.

Infine sono di questi stessi anni alcuni tentativi di rendere concreta l’esigenza di una apertura della comunità cristiana ai problemi sociali e politici, per esempio con la partecipazione al travaglio di nascita dei Consigli di Zona, o con la promozione di incontri su temi attuali e scottanti come la legge sul divorzio o il problema della presenza cristiana nei partiti politici.

Ma rimangono dei tentativi, che non avranno seguito, se non a livello individuale.

(da: San Giovanni Crisostomo – Una chiesa, una comunità – Milano, 8 luglio 1989)