Giovanni Crisostomo è venerato come uno dei più importanti Padri della Chiesa d’Oriente, tanto che Papa Giovanni XXIII lo proclamò “celeste patrono” del Concilio Vaticano II.
Giovanni nacque ad Antiochia fra il 344 ed il 354 da famiglia agiata.
Rimasto orfano di padre subito dopo la nascita, dalla madre Antusa fu educato al cristianesimo e indirizzato presso i retori e i filosofi più in vista della città.
Da essi Giovanni ricevette un’accurata formazione umanistica e, soprattutto presso il retore Libanio, apprese l’arte della parola.
Ma ben presto sentì il bisogno di approfondire il mistero di Dio e di mettere al suo servizio la propria eloquenza.
Ricevuto il Battesimo verso i 18 anni, completò la propria preparazione spirituale con una ben precisa formazione allo studio della Scrittura.
In seguito, preso dal desiderio di una totale donazione a Dio, condusse sei anni di rigida vita ascetica tra gli eremiti del monte Silpia.
Ma il suo fisico non resse agli stenti, e poi egli capì di essere fatto per scendere tra la folla a predicare il cristianesimo.
Così tornò ad Antiochia dove, nel 381, ricevette il diaconato e nel 386 divenne sacerdote.
Cominciò allora il periodo più fecondo della sua vita.
Aprì la sua “bocca d’oro” (questo è il significato dell’appellativo “Crisostomo” che gli fu attribuito dal VI secolo in poi) soprattutto a commentare la Scrittura, con la costante preoccupazione di formare i cristiani, di nutrirli abbondantemente della Parola di Dio.
Infatti le sue splendide omelie, che ci sono state conservate quasi integralmente, sono per la maggior parte commenti alla Bibbia.
Una delle sue preoccupazioni di fondo, in una situazione di cristianità dilaniata da eresie e scismi, fu l’unità della Chiesa, come si sente in questo brano del suo commento agli Atti degli Apostoli: “Come in una lira ben accordata la varietà delle parti forma un tutto armonico da cui risulta una sinfonia incantevole; così anche noi, pur molti, dovremmo formare un solo coro d’una perfetta armonia”.
Dunque l’ideale del cristiano, la vera filosofia, come egli dice, è nella circolazione della carità di Cristo tra noi, nella comunione fraterna come ai primi tempi della Chiesa.
Nel 398 Giovanni fu consacrato vescovo di Costantinopoli, carica della quale il Concilio del 381 aveva affermato: “Il vescovo di Costantinopoli ha la supremazia d’onore dopo il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è una seconda Roma”.
Ma in questa città le parole di fuoco di Giovanni, la sua schiettezza candida e forte urtarono tragicamente contro il mondo di intrighi e di arrivismi che orbitava intorno alla corte bizantina.
Inimicatasi in particolare l’imperatrice Eudossia, di cui non aveva esitato a fustigare la ricchezza ed il lusso eccessivo, fu dapprima esiliato a Cucuso, in Armenia, e successivamente, nell’estate del 407, inviato a Pitionte, ai piedi del Caucaso.
Ma lungo lo spaventoso viaggio di trasferimento a marce forzate, la salute non lo resse ed egli morì, la mattina del 14 settembre 407, pronunciando le parole che sigillarono la “bocca d’oro” della cristianità di tutti i tempi: “Gloria a Dio per tutto, amen.”